Recensione del musical “Singin’ in the rain” al Teatro Nazionale di Milano – 2019

Al Teatro Nazionale una pioggia di applausi per il musical “Singin’ in the rain”

“Singin’ in the rain”, uno dei musical più famosi di sempre, è una vera e propria trasposizione teatrale del famosissimo film del 1952 diretto da Stanley Donen e Gene Kelly, interpretato dallo stesso Gene Kelly insieme a Debbie Reynolds e ambientato alla fine degli anni venti, nel periodo di passaggio dal cinema muto al sonoro.






Nella versione italiana lo spettacolo va in scena con repliche fino all’11 gennaio al Teatro Nazionale CheBanca! di Milano con la sapiente regia di Chiara Noschese e uno strepitoso cast composto da 24 attori e ballerini che per più di due ore riempiono la scena, a ritmi vertiginosi, proponendo 13 numeri coreografici, dei quali ben 6 di tip tap.

Ma andiamo con ordine. Si spengono le luci, si apre il sipario e come per magia siamo catapultati a Hollywood, nel 1927. In quegli anni gli attori del cinema muto Don Lockwood e Lina Lamont sono le vere star del grande schermo, conosciuti in tutto il mondo e amati dal pubblico, fino alla follia. Tutti pensano che i due, oltre a fare coppia fissa nelle produzioni cinematografiche, formino una vera coppia anche nella vita privata. In realtà, Don è innamorato dell’attrice e cantante Kathy Selden, che oltre a essere molto bella è dotata anche di una voce stupenda, dolce e sensuale, e detesta invece sinceramente la bionda, vanitosa, capricciosa e insopportabile Lina, che, tra l’altro, ha pure una voce squillante, fastidiosa e per niente musicale.
Fin quando i film sono muti, tutto passa in secondo piano, ma quando il produttore della casa cinematografica decide di trasformare l’ultimo successo della coppia in un film con il sonoro tutto diventa molto, ma molto complicato. E così, alla proiezione della première il film viene massacrato dal pubblico, proprio a causa della voce imbarazzante e dalle improbabili doti recitative della Lamont. Su consiglio di Cosmo, amico di sempre di Don Lockwood, viene deciso di trasformare la pellicola in un musical, doppiando la voce di Lina con quella di Kathy. Il nuovo film è un successo, tanto che Lina decide di accettare di buon grado il doppiaggio e, anzi, ricatta tutti per realizzare nello stesso modo i futuri film. Ma quando a Lina viene chiesta un’esibizione dal vivo… Beh, venite a teatro a scoprire cosa succederà!

“Singin’ in the rain” viene considerato da sempre l’iconico simbolo del teatro musicale americano e mondiale. I motivi di tale meritatissimo successo sono davvero innumerevoli. Innanzitutto il copione è scritto in modo molto intelligente, prestandosi a diverse chiavi di lettura. Da una parte mostra uno spaccato del mondo fintamente spensierato e scintillante di Hollywood, dove dietro a personaggi amabili, belle donne, vestiti stupendi e ostentata ricchezza si celano gelosie, intrighi, tanta invidia e altrettanto rancore. Ma è anche il racconto di una grande storia d’amore, nata proprio in quel mondo finto della celluloide, come a significare che l’amore, quello vero, vince sempre.

Senza dimenticare che tra gli ingredienti vincenti un ruolo fondamentale è ovviamente giocato dalle parti di danza e musica, perché, alla fine, “Singin’ in the rain” è e sarà sempre principalmente un grande musical.

Per coinvolgere maggiormente il pubblico i piedi degli attori sono stati microfonati. Questo accorgimento, se da una parte aiuta il pubblico a seguire ancora meglio il ritmo delle claquettes, può diventare però un vero incubo per i ballerini, poiché potrebbe sottolineare anche il più piccolo fuori tempo. Ma sul palco ci sono grandi professionisti e nessuno commette il minimo errore, neppure nelle due scene in cui gli attori recitano, cantano e ballano sotto un vero acquazzone, con tonnellate d’acqua che scendono copiose dal soffitto del palcoscenico, bagnando tutto, interpreti e scenografie, e rendendo scivoloso il palcoscenico.

La regia della Noschese è sempre molto fedele alla pellicola, sia nella storia, sia nelle scene, ma ha aggiunto qualche tocco di maggiore umorismo e modernità, con battute sagaci e divertenti che strappano al pubblico frequenti risate. È soprattutto il personaggio di Lina Lamont, interpretato magistralmente da Martina Lunghi, a subire le maggiori modificazioni. Alla simulazione di un timbro di voce già di suo decisamente insopportabile, si sono voluti sommare altri elementi, quali continui accenti sbagliati, errori di dizione e parole storpiate, che hanno conferito al personaggio una vena comica molto accentuata, che tra l’altro aumenta battuta dopo battuta, in un crescendo rossiniano di intensità, tanto che nelle scene finali il pubblico non riesce proprio a smettere di ridere e applaudire.

Tra gli altri interpreti principali, Giuseppe Verzicco è uno splendido Don Lockwood, bravissimo in tutte le fasi dello spettacolo, dai balli, al canto e alla recitazione. Decisamente uno dei migliori attori di musical italiani. Altrettanto brava è Gea Andreotti, nei panni di Kathy Selden, una grande interprete con una voce d’oro, calda e sensuale.
La difficile parte di Cosmo Brown è stata affidata a Mauro Simone, che con la sua interpretazione ha davvero fatto centro: gran ballerino, da simpatica spalla di Lockwood, è risultato essere uno dei personaggi di spicco del musical, grazie alle sue innate doti di attore e cantante.

In generale la produzione italiana di “Singin’ in the rain” è entusiasmante e divertente. Oltre due ore di puro spettacolo senza un momento di pausa che trasmettono alla perfezione l’atmosfera euforica e spensierata dei ruggenti anni ’20, grazie anche ai bellissimi costumi di Ivan Stefanutti e alle scene di Lele Moreschi.

Come ha dichiarato Chiara Noschese: «“Singin’ in the rain” è un tuffo nel passato e in questa società così aggressiva, vedere uno spettacolo che si basa su valori semplici, dove non c’è violenza, ma solo tanta eleganza, è come ritrovare qualcosa che è parte di noi e che forse abbiamo dimenticato».

Grazie Chiara per averci regalato questo sogno.

 






More info:

Cast: tutti semplicemente strepitosi.
Scenografie: bellissima ambientazione.
Costumi: curati nei particolari, in perfetto stile ruggenti anni ’20.
Copione: un classico dei classici, ma reso ancora più divertente.
Dove: al Teatro Nazionale di Milano.
Quando: dal 15 novembre 2019 all’11 gennaio 2020.
Perchè: perché l’amore vince sempre.
Con chi: con tutti.