Andrey Boreyko dirige l’Orchestra Sinfonica di Milano per la “Leningrado” di Dmítrij Šostakóvič

All’Auditorium di Milano Andrey Boreyko dirige l’Orchestra Sinfonica di Milano per la “Leningrado” di Dmítrij Šostakóvič

Photo: Angelica Concari

All’Auditorium di Milano, dal 16 al 19 febbraio 2023, l’Orchestra Sinfonica di Milano diretta da Andrey Boreyko propone la Sinfonia n. 7 in Do maggiore op. 60 “Leningrado” di Dmítrij Šostakóvič.






Sul podio dell’Auditorium di Milano, in occasione del sedicesimo appuntamento della Stagione Sinfonica 2022/2023 dell’Orchestra Sinfonica di Milano, sale il sessantaquattrenne direttore pietroburghese Andrey Boreyko, al suo secondo concerto di Stagione nella veste di Direttore Residente della compagine di Largo Mahler. Giovedì 16 (ore 20.30), venerdì 17 (ore 20) e domenica 19 febbraio (ore 16), Boreyko mette a disposizione la sua esperienza per l’interpretazione di un lavoro che è il simbolo della resistenza sovietica all’assedio nazista del 1941: la Sinfonia n. 7 in Do maggiore op. 60 “Leningrado” di Dmitri Šostakovič.

Il sodalizio artistico tra Boreyko e la compagine di casa all’Auditorium di Milano si rinnova ancora una volta con questa grandiosa pagina sinfonica. Un rapporto fecondo creatosi a partire dal concerto inaugurale del portale streaming dell’Orchestra, di cui è stato il primo, indimenticabile protagonista, fino al Concerto Inaugurale della Stagione Sinfonica 2022-2023, che lo hanno visto sul podio del Piermarini in un programma dedicato a Wagner, Brahms e Mendelssohn, al fianco dei fratelli Jussen.

Emblematico l’appuntamento del febbraio 2022, occasione in cui, a pochi giorni dall’infuriare della guerra in Ucraina, propose di eseguirne l’inno prima del programma previsto, in solidarietà alle vittime del conflitto appena scoppiato. Ma non solo. Durante le prove di concertazione di un altro lavoro di Šostakóvič, la struggente Sinfonia da camera op.110, aveva raccontato alcune vicende relative alle purghe staliniane vissute dalla famiglia, suggerendo ai professori d’orchestra di leggere “Il rumore del tempo romanzo” di Julian Barnes, romanzo sul difficile rapporto tra il grande autore sovietico e il regime, per comprendere più profondamente il senso della musica che stavano eseguendo in prova.

Sul palco dell’Auditorium di Milano, ancora Boreyko, e ancora con Šostakóvič, che, in un discorso alla radio di Leningrado, il 16 Settembre 1941, affermò:

“Leningrado è la mia patria. La mia città natale, la mia casa. E molte altre migliaia di leningradesi sentono quello che sento io. Un sentimento di infinito amore per la città natia, per le sue ampie strade, per le sue piazze e i suoi edifici incomparabilmente belli. Quando cammino per la nostra città in me sorge un sentimento di profonda sicurezza, che Leningrado si ergerà per sempre solenne sulle rive della Neva, che Leningrado nei secoli costituirà un possente sostegno per la mia Patria, che nei secoli moltiplicherà le conquiste della cultura. La musica che ci è tanto cara, alla cui creazione dedichiamo il meglio di noi, deve continuare a crescere e a perfezionarsi, come è stato sempre. Dobbiamo ricordare che ogni nota che esce dalla nostra penna è un progressivo investimento nella possente edificazione della cultura. E tanto migliore, tanto più meravigliosa sarà la nostra arte, tanto più crescerà la nostra certezza che nessuno mai sarà in grado di distruggerla.”

E’ nel giugno del 1941 che le armate di Hitler varcano la frontiera sovietica e il compositore si trova assediato con tutti i suoi concittadini dall’8 Settembre 1941. In questa situazione nasce il progetto di una nuova sinfonia: il 3 Settembre conclude il primo tempo, il 17 il secondo, il 29 il terzo ed il 27 Dicembre a Kuybyshev dove erano stati sfollati i principali artisti dell’Unione Sovietica, l’intera composizione. La partitura, trasformata rapidamente in emblema musicale della resistenza sovietica all’aggressione nazista, riflette la drammaticità e la reazione patriottica del momento. Seppure Šostakóvič decida di ritirare i titoli dei quattro movimenti, ne vale la pena ricordarli: La guerra, II ricordo, Gli spazi sconfinati della patria, La vittoria.

Una composizione a programma nel senso più elevato del termine, la più monumentale e magniloquente sinfonia di Šostakóvič, animata da un’autenticità e da un respiro epico che, pur ancor oggi vivissimi, vanno ricondotti a un preciso contesto storico. Composizione che nella sua struttura funge anche da monito per il momento storico in cui viviamo, non certo un tempo di pace. Come afferma Šostakóvič a descrizione della sezione finale dell’ultimo movimento, «Nelle battute finali si sente un rombo in distanza: la guerra non è finita»: in tempo Allegretto s’ode un’eco della marcia, affidata al tamburo e alla tromba.

Dopo la prima esecuzione, un alone di fascino eroico avvolge immediatamente la partitura, che viene subito richiesta ed eseguita in tutto il mondo, visto il suo importantissimo valore simbolico nell’ultima fase della Seconda Guerra Mondiale:
per citarne alcune, il 22 giugno 1942, per il primo anniversario dell’entrata in guerra dell’Unione Sovietica, viene eseguita per la BBC, mentre il 29 a Londra essa ricevette gli apprezzamenti di George Bernard Shaw. Il 19 luglio venne eseguita per la prima volta negli USA da Arturo Toscanini dalla NBC Symphony Orchestra e diffusa a livello radiofonico. Il 20 luglio 1942 sulla copertina del “Times” venne pubblicata una foto storica di Šostakovič, col cappello da pompiere, ad effettuare controlli sul tetto del conservatorio di Leningrado per spegnere eventuali incendi: solamente negli USA nell’arco dell’anno la Settima venne eseguita altre 62 volte da direttori del calibro di Koussevitzky, Stokowski, Rodziński, Mitropoulos, Ormandy, Monteux e molti altri. Il 9 agosto risuona a Novosibirsk per poi arrivare a Kiev, Riga, Odessa. C’è chi come Nikolaj Slonimskij la descrive come una “Sinfonia per uccidere Hitler”. E ancora, Messico, Canada, Argentina, Perù, Uruguay, Parigi, Praga, Belgrado, Roma, Oslo, Vienna, Sofia, Copenaghen, Zagabria, Cracovia e Budapest, Berlino. Un messaggio universale di denuncia della guerra, che ancora oggi risuona e deve risuonare il più possibile.

Photo: Angelica Concari






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Dove: allAuditorium di Milano
Quando: dal 16 al 19 febbraio 2023
Chi: Orchestra Sinfonica di Milano
Direttore: Andrey Boreyko